martedì 12 dicembre 2023



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I due artistici ritratti marmorei che impreziosiscono oggi l’androne del Palazzo dei Marchesi Proto erano parte integrante di altrettanti monumenti sepolcrali ospitati sino a qualche decennio fa nella chiesa di S. Francesco Saverio, in via Giacomo Medici.


Una targa in ottone identifica erroneamente il ritratto maschile con Ugo Francesco Maria Proto. In verità trattasi di Paolo Proto Mustaccio (1707-1797), marito di Francesca Patti Baeli, ritratta di fronte.



Paolo Proto Mustaccio (1707-1797)





Francesca Patti Baeli, moglie di Paolo Proto Mustaccio


I due ritratti marmorei, provenienti dalla chiesa abbattuta negli anni Sessanta, rappresentano dunque una coppia di coniugi. Peraltro, chi ha commissionato l’erronea targa in ottone - come suggerisce lo studioso Girolamo Fuduli - ignora che Ugo Proto (?-1738) fu figlio primogenito, la cui data di nascita, benché non conosciuta,  può ricavarsi da quella relativa al matrimonio dei suoi genitori (11 luglio 1686), dalla quale si deduce che morì cinquantenne: il ritratto marmoreo si riferisce invece ad un uomo in età più avanzata.


La conferma giunge da Francesco Maria Emanuele e Gaetani, marchese di Villabianca, anche se l’araldista commette un errore in merito all’anno della morte (1780 in luogo di 1797):


«Nel corso dell’anno (1780, ndr) seguì la morte di Paolo Proto nella città di Milazzo, alla cui nobiltà egli apparteneva, e fu sepolto dentro un mausoleo nella chiesetta propria di sua famiglia, essendo stata fondata fin dal 1657 dal fu Paolo Proto, uno de’ suoi antenati, sotto il titolo di S. Francesco Saverio e delle Anime del Purgatorio.

Nella lapide sepolcrale si leggono i seguenti versi (…)» (cfr. G. Di Marzo, Diari della città di Palermo, vol. XVIII, Pedone Luariel editore, Palermo 1880, p. 74).



La lapide ed altri elementi marmorei provenienti dal monumento funebre di Paolo Proto Mustaccio, un tempo nella chiesa di S. Francesco Saverio ed oggi in un deposito di Palazzo Proto.


Di seguito si propone una traduzione del testo della lapide sepolcrale, trascritta dal marchese di Villabianca ed a metà Ottocento dal barone Giuseppe Piaggia e conservata ancor oggi in un deposito di Palazzo Proto assieme ad altri elementi di entrambi i monumenti funebri:


A.P.O. / Paolo illustre per l'antico sangue dei Proto / ma più illustre per  i propri egregi meriti / che per parecchi anni reggendo la patria con virtù  / e zelo ardente osservando i diritti regi / guardando alla fine oppresso dal peso degli anni /ancora vivo ordinò che in questa sacra edicola / dove ora giacciono le membra dei suoi antenati / un’augusta  urna  chiudesse le sue ceneri / Eretto a. D. 1785.



Lo stemma Proto ancora collocato sulla tomba di Paolo Proto Mustaccio (anni Sessanta).





Lo stemma settecentesco proveniente dalla chiesa di S. Francesco Saverio e montato oggi sul portale d'ingresso di Palazzo Proto in piazza Caio Duilio. L'ultimo marchese Proto avrebbe voluto collocarlo lungo il cantonale ad angolo tra piazza Caio Duilio e vico Porto Salvo, poi però prevalse la scelta a favore della sommità del portale d'ingresso del palazzo (foto Carmelo Fulco).


Paolo Proto Mustaccio fece dunque erigere il monumento nel 1785, quando ancora era in vita. Sarebbe deceduto 12 anni dopo. Visse a lungo, a differenza della moglie scomparsa prematuramente. Il suo monumento sepolcrale era sormontato dallo stemma di famiglia, che, a seguito dell’abbattimento della chiesa, è stato collocato sul portale d’ingresso del palazzo di piazza Caio Duilio, ereditato dai Proto proprio grazie al matrimonio di Paolo con la figlia di Visconte Patti e Margherita Baeli.




Lo stemma Proto nel Settecento, foto in alto, ed in documento araldico del 1929 (gentile concessione arch. Andrea Proto).


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